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| Spilamberto .
Da diversi giorni nel fiume Panaro nella zona chiamata “pettine” tra i Comuni di Spilamberto e San Cesario si vedono quintali di pesci morti per asfissia, rimasti a secco, che sono ora in decomposizione. E a segnalare il problema alle autorità è stato un gruppo di cittadini e di pescatori della zona che denunciano «mancati controlli e omissioni», spiegando che la morìa è dovuta al prelievo senza controllo di acqua dal fiume per alimentare i canali irrigui a servizio dell’agricoltura.
«La situazione è disastrosa - dicono - ma adesso basta, è ora di finirla con le scuse: bisogna che chi deve sovrintendere al controllo dell'ambiente e della fauna ittica ci dia le dovute spiegazioni e si assumano le proprie responsabilità. Anche gli assessori dei Comuni interessati, così come Provincia e Regione, si sono accorti di ciò che sta succedendo nel fiume Panaro e che purtroppo continua a succedere. Prima le estrazioni di ghiaia ed inerti - proseguono i cittadini - che negli anni hanno causato l'abbassamento di parecchi metri del letto del fiume e costretto gli enti preposti a ricorrere alla costruzione di traverse nei pressi dei ponti, diverse delle quali male eseguite, rifatte più volte e crollate lo stesso. Poi anche la costruzione di numerose centraline idroelettriche lungo il fiume che ha contribuito a creare danni enormi uccidendo buona parte della fauna ittica imbrigliata e risucchiata dalle turbine». «Se continua così - spiegano i pescatori - quei pochi di noi che sono rimasti si chiedono se pagare ancora la licenza di pesca. Speriamo che questa volta non si voglia dare la colpa della moria dei pesci all'inquinamento delle acque!».
«Invitiamo tutti a fare una passeggiata lungo la zona denominata pettine - proseguono i cittadini - vedranno un ben triste spettacolo e sentiranno l'odore nauseante che ne deriva e ciò che è rimasto nel tratto che va dal ponte di Spilamberto al ponte dell'Autostrada. Nulla è rimasto, un deserto, tutto il pesce è morto per mancanza d'acqua, quell'acqua che chi di dovere non ha fatto arrivare al fiume per mantenere in vita i suoi abitanti. Un fatto è certo: fiume e fauna sono patrimonio di tutta la collettività, da difendere e proteggere da qualsiasi forma di inquinamento al di là di tutto e di tutti. Chiediamo conto dello scempio e chiediamo ai responsabili se pensano di rimediare, ripopolando e facendo rivivere decentemente quel tratto di fiume».
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